Le ambizioni dei Rockets passano per le mani di Howard?

A Houston è finito il tempo delle promesse non mantenute. Giunti ormai al termine di una delle stagioni più esaltanti della loro storia recente, i Rockets si apprestano ad affrontare i playoff di quest’anno da terza forza assoluta dell’intera NBA, da seconda forza ad Ovest – …e che Ovest… –  e da probabili vincitori della Southwest Division, titolo che manca in bacheca da troppo tempo, ormai più di due decadi. Merito di un record che nella casella “vittorie” recita quota 53 doppie-vù stagionali – e mancano ancora 5 partite di stagione regolare da disputare -, di un buon mercato di riparazione che ha portato all’aggiunta di due role players di lusso come Brewer e Smith, ma soprattutto di un James Harden formato MVP.


Ad H-Town qualcosa potrebbe finalmente essersi smosso.


Se poi a tutti questi ingredienti aggiungete il fatto di aver giocato quaranta partite tonde senza la possibilità di schierare in campo Dwight Howard, capite bene che ad H-Town qualcosa potrebbe finalmente essersi smosso. Ma quali sono le reali possibilità di titolo a fine giugno? Prossime allo zero verrebbe da dire, vista la qualità della concorrenza già solo nella Western Conference, una delle più competitive degli ultimi tempi. Eppure sarebbe meglio non sottovalutare questi Rockets, ed il perchè è presto spiegato.

Dopo uno stop prolungato di 26 partite durato dal 23 gennaio al 25 marzo, Dwight Howard è finalmente tornato a disposizione di Kevin McHale, così come sembra essere rientrato a pieno regime Terrence Jones.
Il ritorno in maglietta e calzoncini del tre volte Miglior Difensore della lega significa per Houston tornare innanzitutto ad avere al completo il proprio quintetto iniziale, fatto questo da non sminuire in termini di effetto positivo sulle certezze tattiche della squadra. Howard infatti può dare allo starting five quell’impatto extra di cui i Rockets avranno assoluta necessità in post-season, rappresentando la miglior alternativa offensiva a James Harden nei momenti clou delle partite. Non solo, la possibilità di tornare ad avere i due contemporaneamente sul parquet vuol dire avere un vantaggio non da poco sulle difese avversarie, chiamate ad adattare i propri accoppiamenti per tentare di arginare la doppia arma offensiva dei texani. Questo significa attrarre gran parte delle attenzioni difensive sui due giocatori, lasciando necessariamente più spazio alle soluzioni degli altri tre in campo, presumibilmente Ariza, Jones, Terry o chi per loro, qualcosa di più di un discreto arsenale di comprimari. E come se non bastasse, McHale può in questo modo tornare a spalmare le proprie rotazioni su 9/10 giocatori, potendo nuovamente contare su tutto il quintetto iniziale (Terry-Harden-Ariza-Jones-Howard) e una second unit di assoluto livello (Prigioni-Brewer-Dorsey-Smith-Motiejunas).

La cosa fondamentale adesso però è che Howard torni ad essere Howard. Tra il rientro in campo con i Pelicans e l’ultima partita con Oklahoma City, l’ex-Lakers ha giocato 5 partite, ovviamente a minutaggio limitato per potergli permettere un rodaggio lento e graudale, che possa portarlo ad essere almeno al 90% della condizione ai nastri di partenza dei playoff il 18 aprile prossimo. Cinque apparizioni da 12.6 punti, 7.2 rimbalzi in appena 19 minuti di impiego di media, un bottino che lascia ben sperare i tifosi dei Rockets.
“Il minutaggio che ho avuto finora è stato buono. Spero di poterlo incrementare, ma adesso il mio obiettivo è fare il meglio possibile con i minuti che mi sono concessi” ha detto Howard al termine dell’ultima gara contro i Thunder, vinta 115-112 grazie anche ai suoi 22 punti in 24 minuti “Mi sentivo bene in campo, ho provato ad essere il più attivo possibile cercando di concludere al ferro quando ne avevo la possibilità”.

Certo, difensivamente parlando Howard sembra ancora essere lontano dal top della forma, ma questo ritardo di condizione potrebbe essere legato al regime limitato a cui lo staff di Houston ha deciso di sottoporlo. Quello che conta veramente infatti è riaverlo al meglio per una post-season che si preannuncia infuocata a partire già dal primo turno, che potrebbe riservare ai Rockets il derby tutto texano con i Dallas Mavericks.


Questi Rockets hanno tutte le carte in regola per far bene e ribaltare ogni pronostico. Naturalmente, Dwight Howard permettendo.


Non aver perso nessuna delle tre partite disputate ad aprile è già un ottimo segnale in vista del periodo più importante della stagione. Se dovessero riuscire a mantenere aperta questa striscia positiva anche nelle ultime cinque gare di regular season, allora a Houston potrebbero davvero cominciare a sognare in grande. Perchè non ci sono gerarchie o power ranking che possano tenere, questi Rockets hanno tutte le carte in regola per far bene e ribaltare ogni pronostico. Naturalmente, Dwight Howard permettendo.

 

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