Una scelta figlia della storia

Di seguito un estratto della Rivista Ufficiale NBA  di Agosto-Settembre 2016, totalmente a cura di Mauro Bevacqua, direttore del mensile.

 

La spiegazione più bella del perchè Kevin Durant ha finito per firmare con i Golden State Warriors è quella data da Sam Dolnick sulle pagine (anche digitali) del New York Times Magazine. Sopra 3-1 in finale NBA, un bug (di nome LeBron James, aggiungerei) è entrato nel sistema operativo degli Warriors, mandando in crash il sistema. Che andava quindi aggiornato, corretto, migliorato. Con l’arrivo dall’Oklahoma di Kevin Durant.

C’entrano poco le questioni economiche – sarebbe stato ricco (milione più, milione meno, ovunque avesse firmato). Pochissimo spazio anche ai sentimenti – lacrime di addio e/o sorrisi di benvenuto. Forse qualche pensiero sulla propria legacy, abusata parola che chissà poi che vuol dire davvero – ma non è neppure questo il punto.

Il punto è che oggi San Francisco (e per estensione la Silicon Valley, che si sviluppa poco a sud della città) è forse la capitale del mondo avanzato, la città più bella, più ricca (e ricca di contrasti), più trendy, più stimolante, più potente, più tutto. Quella che incarna meglio lo spirito culturale di un’epocalo zeitgeist, direbbero quelli bravi.


Ieri lo sport era show business,
oggi è matematica & tecnologia


Loro vogliono Durant, e se lo prendono (perchè possono).
Durant vuole far parte di quel mondo, e ci va (perchè può).
Lo impongono i tempi, verrebbe da dire. Lo vuole la Storia.

La corsa all’oro, il mito della frontiera, gli Stati Uniti come piano inclinato: c’è stata, da sempre, una naturale tendenza ad andare verso ovest e oggi Kevin Durant è l’ultimo esemplare di viaggiatore diretto in quella direzione. Con una grande differenza rispetto al passato recente – diciamo agli anni ’80: una volta sarebbe andato a Los Angeles, dove a Hollywood si creava la cultura del rempo e a Inglewood davano spettacolo i Lakers. Oggi va a San Francisco, dove in Silicon Valley si produce la nuova cultura dei nostri tempi e a Mission Bay si trasferiranno a breve gli Warriors. Sono cambiati i meccanismi che regolano la free agency, dicono gli esperti; è cambiato il mondo ed è cambiato il basket, afferma perfettamente sempre Dolnick. Ieri lo sport era show business, oggi è matematica & tecnologia (basti pensare al potere delle analytics).

Letta così allora, la scelta di Durant appare quasi logica, scontata, inevitabile. Perchè va oltre pick and roll e isolamenti, oltre vittorie e sconfitte, oltre perfino anelli e maglie ritirate, guidata dall’alto da quello che potremmo definire lo spirito dei tempi. Che piaccia o no.

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